“Quella notte si è verificata una tragedia che non fu soltanto una tragedia marittima, anzi per caso è stata una tragedia marittima. È una vicenda che si è creata per una azione scelerata. Senza lo sfasamento tra la persona del comandante, il proprio ruolo, i propri obblighi e i fini del proprio ruolo, e la sovrapposizione con il proprio interesse, non ci sarebbe stata tragedia. Se avesse tenuto presente il ruolo comandante in quella vicenda, avrebbe ovviamente avuto chiari i fini del proprio agire e l’emergenza a bordo in tempi consoni e adeguati a salvare quelle persone”. Lo ha detto il senatore Gregorio de Falco, capitano di fregata e all’epoca capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, in occasione dell’incontro organizzato dal consiglio regionale della Toscana nel decennale della tragedia del naufragio della Costa Concordia sulle coste dell’Isola del Giglio (Grosseto). Una mattinata di approfondimento dal titolo ‘Costa Concordia, per non dimenticare’ a cui hanno preso parte il senatore Gregorio de Falco, capitano di fregata e all’epoca capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, Francesco Limatola, presidente della provincia di Grosseto; Agnese Pini, direttrice de ‘La Nazione’ e Luciano Tancredi direttore de ‘Il Tirreno’ oltre a Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale della Toscana che ha organizzato l’evento nell’ambito del progetto ‘Armadio della memoria’, costituito con legge regionale nel 2020 per raccogliere documentazione sulle stragi del Moby Prince, della stazione ferroviaria di Viareggio e della Costa Concordia.
“La nave – ha ricordato De Falco – colpisce gli scogli del Giglio alle 21.45 e apre uno squarcio enorme su un fianco. Il Mediterraneo entra in quella nave e invade 5 scompartimenti della nave. Immediatamente il personale ha la consapevolezza di avere almeno 3 compartimenti allagati e che la nave va abbandonata, perché sta affondando. Questo succede prima delle 10 e bisogna procedere all’emergenza generale. Invece questo non avviene. A questo punto si sovrappone il dovere del comandate da una una diversa valutazione, di carattere personale. Passano 45 minuiti prima che si parte con l’emergenza generale. Il tempo d’abbandono di una nave è di 30 minuti. Con la nave ancora dritta si potevano evacuare tutti i passeggeri. E invece, dopo mezzanotte, il lato sinistro è inclinando e non si possono più utilizzare le scialuppe di salvataggio. E le operazioni di soccorso andranno avanti per altre 9 ore”. Ha poi aggiunto: “Bisogna disincentivare il gigantismo navale, responsabilizzando gli armatori”. Infine un accenno alla cerimonia di domani: “Domani sarò al Giglio. Ricordo di aver partecipato alla prima ricorrenza. Ora sono passati 10 anni. Questa distanza ci deve dare un’utilità e una consapevolezza. Ci abbracceremo con alcuni superstiti, con quelli che ci saranno. Ricorderemo di aver vissuto insieme delle emozioni forti, assieme a tutta la comunità del Giglio. Io spero che domani possa essere, come auspica lo stesso sindaco Ortelli, una sorta di sintesi di questa vicenda, da cui trarre insegnamenti”, ha concluso il senatore.
Antonio Mazzeo
“Voglio riservare un grazie, sincero, a tutta la comunità del Giglio per tutto quello che hanno fatto. Hanno rappresentato il popolo della Toscana per quello che è: aperto e accogliente”. Lo ha detto Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale della Toscana. “Essere qui oggi – ha aggiunto Mazzeo – vuol dire non dimenticare, non dimenticare l’importanza della sicurezza marittima. Siamo qui per ricordare, per aprire il nostro armadio della memoria, una scelta che abbiamo voluto per tenere insieme quello che è stato e che non vogliamo riaccada più. Un armadio che serve per raccogliere testimonianze, video e immagini, un luogo fisico dove si può toccare con mano le tragedie di quei giorni, e lasciarle a disposizione della sensibilità collettiva, perché quello che è accaduto non accada mai più”.
Francesco Limatola
Sono passati dieci anni da quella notte. Fu un fatto, accaduto improvvisamente nelle acque del nostro mare, che rappresentò una tragedia di carattere internazionale. Di quella notte, per chi l’ha vissuta in prima persona, rimane indelebile il ricordo della frenesia dei primi soccorsi, la grande attenzione che diventa sollievo per i sopravvissuti e grande dolore per le 32 vittime”. Lo ha detto Francesco Limatola, presidente della provincia di Grosseto. “La tragedia – ha aggiunto Limatola – portò anche una triste notorietà all’isola. Pareva tramontata l’idea che al Giglio potesse sopravvivere un lavoro legato a turismo: invece non è stato così. Di quella tragedia rimane anche il grande cuore dei gigliesi, che aprirono case, negozi e diedero accoglienza ai naufraghi”.